sabato 24 maggio 2014

My Own Science Fiction - Robert Sheckley & Daniel Keys

Una domanda che noi librai ci sentiamo fare spesso è quella di un libro divertente, che ci faccia star bene ed evadere completamente dalla routine quotidiana, che sia di semplice lettura ma non banale. Ebbene, se dovessi scegliere per me stessa qualche ora di pura evasione e smodato divertimento sceglierei a botta sicura un racconto di Robert Sheckley. Uso il condizionale non a sproposito perché si dà il caso che Sheckley sia praticamente irreperibile in libreria, e sconosciuto al grande pubblico. Ne esistono pochissime edizioni, e non dei romanzi che si deve avere la fortuna di trovare nei mercatini. 


A questo punto devo svelare che si tratta di fantascienza, e qui si interromperà la lettura di molti di voi perché la fantascienza è un genere poco trattato in Italia e molto oggetto di pregiudizio. Giuro solennemente di non aver mai incontrato in libreria una ragazza che leggesse la fantascienza, perlomeno in modo consapevole. È quindi con gioia che inauguro una piccola guida alla fantascienza in 5 puntate con suggerimenti di lettura e di visione per farvi cambiare idea e per farvi aggiungere qualche titolo alla wish list delle letture da treno, ombrellone o qualsiasi luogo degno. E dato che questo apparta-blog è frequentato da diverse persone competenti, che qui vengono leggono bevono qualcosa e suggeriscono, lascio la parola sull'argomento a M.


La mia passione per i romanzi di fantascienza è nata dalla irresistibile propensione a cogliere un messaggio filosofico veicolato nelle storie narrate. Non posso escludere che spesso possa trattarsi di un semplice equivoco e che magari l’autore abbia fantasticato tanto per distrarsi da progetti più ambiziosi, oppure che sia stato io a fraintendere uno o più fra i suoi messaggi effettivamente esistenti. Comunque, anche se lo scoprissi da fonti certe, il piacere della lettura resterebbe immutato (e forse anche la sensazione di avere avuto ragione!). Ogni tentativo di categorizzare la letteratura, così come l’arte o la musica, generalmente tende alla incompletezza e dà adito a divergenze di valutazione: Neil Gaiman, intervistato in occasione di un Festivaletteratura di Mantova, rispose alla domanda piuttosto generica in merito all’origine della categoria fantascienza citando Dante Alighieri, con la sua Divina Commedia, come ottimo esempio di anticipatore. 


Però è indubbio che la categoria fantascienza esista e che i temi più comunemente associati ad essa siano assalti di mostri intenzionati a sterminare il genere umano o battaglie fra navi spaziali nello scontro fra civiltà terrestri avanzate e aliene ostili. È vero che ne facciano parte ma avrei piacere di dimostrare come, a mio parere, soprattutto nell'ambito letterario non siano poi così rappresentativi o stereotipati. Augurandomi di trasmetterne una immagine interessante anche per chi non ne sia mai stato attratto prima, il proposito sarebbe suggerire libri di fantascienza citando anche la loro trasposizione cinematografica magari qualora, sempre a mio personalissimo e amatoriale parere, non li abbia troppo penalizzati, talvolta banalizzando il testo altre volte stravolgendolo.


Più raramente dal film è stato tratto un libro, ma ci sono casi che meritano di essere ricordati. Di ogni libro sarà indicata l’edizione in commercio, se ancora esistente, e la prima edizione italiana. Ogni fonte bibliografica in merito alle prime edizioni italiane sarà tratta dallo straordinario ed imprescindibile catalogo consultabile all’indirizzo http://www.fantascienza.com/catalogo/ (sempre grazie di cuore al grande bibliografo e saggista Ernesto Vegetti, scomparso nel 2010).

Due racconti da una antologia straordinaria


Il primo: Fiori per Algernon di Daniel Keys
Esattamente mi riferisco al racconto che Daniel Keys ha scritto nel 1959 e che in Italia è stato pubblicato nello stesso anno all’interno dell’antologia Le meraviglie del possibile (1). Il romanzo è pubblicato dalla stesso autore nel 1966, riprendendo sostanzialmente la medesima trama con l’aggiunta di alcuni dettagli.

Un processo scientifico sperimentale per l’accrescimento dell’intelligenza ha ottenuto ottimi risultati nell’applicazione su un topo di nome Algernon. Charlie, un uomo affetto da deficit dello sviluppo delle funzioni intellettive, sarà il soggetto sul quale verrà testato per verificare se i medesimi straordinari effetti siano replicabili anche nell’uomo. Egli scrive un diario ed al procedere temporale degli appunti corrisponde un suo mutamento intellettuale. Leggendo il diario scritto in prima persona si ha la sensazione di sapere di Charlie qualcosa in più rispetto a lui stesso, e indirettamente si comprendono i progressi del suo mutamento interiore.

Non vorrei rivelare molto. I temi sono vari, personalmente mi ha interessato il rapporto fra l’intelligenza e la felicità, la conoscenza e la sofferenza, le difficoltà di comunicazione fra le persone ed i preconcetti che possono esserne causa.

Molto buona la trasposizione cinematografica del 1968 di Ralph Nelson con il titolo italiano I due mondi di Charly, soltanto Charly nella versione originale. Cliff Robertson, che ha interpretato Charlie, vinse l’oscar quale miglior attore protagonista. Senz’altro si avverte la inevitabile sintesi ma sia le tematiche che la storia vengono rispettate: il risultato è emozionante e struggente.


Il secondo: La settima vittima di Robert Sheckley

Robert Sheckley è un autore eccezionale, capace soprattutto di un umorismo ironico e paradossale ma anche di una inquietante tenebra distopica, ma non ho senz’altro i requisiti sufficienti per palarne come si dovrebbe.
Anche in questo caso, vorrei proporre il racconto La settima vittima che Sheckley ha scritto nel 1953 e che in Italia è stato pubblicato nel 1958 nella rivista Galaxy (2), grande classico del “filone distopico” (che amo). Il racconto fa parte anche di una raccolta edita l’anno scorso da Nottetempo (comprendente 16 storie), intitolata proprio La settima vittima e che vi consiglio.


Ambientata in un futuro non troppo lontano, nel quale l’immedesimazione è semplice, lo stato si occupa di gestire l’innato istinto omicida che l’uomo ha sempre dimostrato di dover sfogare e che troppo spesso ha alimentato guerre fra nazioni e violenze private. 
L’U.C.E., Ufficio Catarsi Emotiva, gestisce una sorta di gara i cui partecipanti, iscrittisi volontariamente, possono giocarsi legalmente la vita interpretando i ruoli di cacciatore e vittima, e raggiungere inoltre risultati socialmente prestigiosi in base ad un sistema di valutazione con attribuzione di punteggio e turni regolamentati: da non rivelare il finale (consiglierei di non cercarlo su google!).

Sarà che Sheckley è un grande narratore, ma resta piuttosto preoccupante rendersi conto durante la lettura come, data una logica chiara e prestabilita, anche una misura sociale del genere non sembri proprio così assurda. Penso a vari episodi storicamente accaduti la cui comprensione resta più ostica. 

Anche se lo spirito del racconto originale è tradito almeno in parte dallo stile tipico della commedia all’italiana, da vedere per almeno due motivi il film che nel 1965 Elio Petri ne ha tratto intitolandolo La decima vittima: oltre allo stesso Elio Petri, fra gli sceneggiatori si ricordano Ennio Flaiano e Tonino Guerra; il protagonista è Marcello Mastroianni, e questo già basterebbe, con una memorabile tinta biondo platino e una co-protagonista come Ursula Andress.


(1) antologia della fantascienza curata da Fruttero e Lucentini
prima edizione italiana: Le meraviglie del possibile, Einaudi, 1959; 
edizione in commercio: Le meraviglie del possibile, Einaudi, Euro 15,50; 
il racconto di Daniel Keyes è anche incluso in una pubblicazione insieme al testo de La metamorfosi di Kafka: Bruno Mondadori, Euro 5,00;

(2) prima edizione italiana: con il titolo Vittima n. 7 nella rivista Galaxy Anno I n. 4, Editrice Due Mondi
edizione in commercio: Le meraviglie del possibile, Einaudi, Euro 15,50;

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