mercoledì 21 maggio 2014

hai voluto la bicicletta?

Da due giorni non si riesce ad uscire all'aperto perché stanno asfaltando la strada quasi sotto casa mia per il passaggio del Giro d’Italia. Perciò oggi se vedete in lontananza un balconcino fiorito con una testa bionda e riccia che osserva, ecco, sono io! Il ciclismo non è uno sport che seguo e ultimamente le uniche notizie che mi giungono sono quelle sul doping, motivo per il quale non riesco proprio ad appassionarmi. Forse sono nata nel “periodo storico” sbagliato, forse avrei seguito con maggiore interesse le vicende alla Coppi e Bartali. Sicuramente una delle scene più esilaranti e spassose di gara ciclistica che mi sia capitato di leggere è quella raccontata in Bar sport da Stefano Benni.


Quell'anno il grande Pozzi aveva vinto quasi tutto, insomma non aveva più avversari. A volte pedalava con una gamba sola, a volte per divertirsi saltava giù di sella, si nascondeva dietro un albero, poi quando passava Bartoli saltava sulla ruota di dietro e si faceva portare per molti chilometri, poi cacciava giù Bartoli dalla bicicletta e arrivava da solo al traguardo. Vinse il giro d'Italia, quello di Francia, del Belgio, di Spagna, la Milano-Leningrado, il giro dei Vosgi e altre chicche.
Finché un giorno venne a sapere che c'era un giro di Germania, e si iscrisse...
Al giro di Germania c'era anche il famoso Girardoux. Era alto più di due metri, con un culo enorme, tanto che al posto del sellino aveva una sedia da barbiere. Era completamente calvo, all'infuori di una folta capigliatura rossa che teneva annodata in trecce legate con filo spinato. Aveva anche due baffi dritti, orizzontali, durissimi e prensili, con i quali infilzava e si metteva in bocca il cibo mentre correva. Mangiava una zuppa tipica della sua regione, l'Artois, a base di metano e cappone lesso, e faceva dei rutti spaventosi all'indietro facendo cadere chi lo inseguiva. Aveva anche due piedi enormi; tutte le volte che stava per attaccare si gonfiavano ed emettevano un sinistro suono di carillon. Allora Girardoux inarcava la schiena e con quattro pedalate scompariva sui tornanti: la sua potenza era tale che spesso doveva frenare in salita per non uscire di strada. La macchina della casa, che era la Bouillabaisse Balboux, o qualcosa del genere, non riusciva mai a tenergli dietro. Quindi, quando forava, Girardoux dava un colpo di reni e proseguiva solo sulla ruota di dietro. Una volta forò tutte e due le gomme e vinse egualmente saltando sul mozzo del cannone come su un cangurino.
Quando Pozzi seppe che c'era anche Girardoux, disse una frase storica, «Adesso si vedrà», poi prese una pompa di bicicletta e ci fece un nodo. Quando Girardoux lo venne a sapere, disse: «Ah, sì?», e prese una pompa di bicicletta e ci fece tre nodi. Allora Pozzi disse: «Così, eh?», prese due pompe di bicicletta e ci fece una griglia rustica. Allora Girardoux disse: «Così, uh?», prese quattro pompe di bicicletta e ci fece un ritratto di profilo di D'Annunzio, per la verità non molto somigliante. Allora Pozzi prese il meccanico di Girardoux e ci fece una pompa di bicicletta. Allora Girardoux prese il meccanico di Pozzi, che però era molto furbo e non solo non fu neanche toccato, ma riuscì anche a vendergli per tre milioni una casa decrepita a Milano Marittima. I giornali montarono subito la faccenda, e subito qualcuno parlò di rivalità.

Una storia di altri tempi. 
Non meno romantico, il lungo racconto di Roberto Piumini, da poco riedito dopo vent'anni da Ediciclo, Il ciclista illuminato, che racconta di una scelta che cambia un'esistenza. Una piccola favola filosofica.


Di fronte al bivio il ciclista fu incerto se continuare in salita la corsa, e la sua stanca e mediocre carriera di corridore professionista, o imboccare quella stradina in discesa di terra liscia e chiara. Finalmente sterzò, smise di pedalare e lasciò correre la bicicletta lungo una discesa senza traguardo. Si fermò sull'aia di una cascina sperduta. Una giovane donna gli si fece incontro. 
Così incomincia la nuova vita del vecchio ciclista Zugalà che scoprì di avere la luce nelle sue consumate gambe: una storia di passioni elettrizzanti, di erotici abbandoni, di sfide agonistiche e al tempo stesso speculative, di un destino solo apparentemente segnato dalla sconfitta. 

2 commenti:

  1. We! Ecchemi! Mi ero persa la mail con l'indirizzo del blog, ci ho messo un secolo a rintracciarla e poi ho pensato che avrei fatto prima a chiamarti. Che così magari facevamo anche quattro chiacchiere.
    Ma siccome sono io e di fianco a me l'aggettivo "semplice" ci sta malissimo, ho optato per la scelta "imprecazione-recupero indirizzo- soddisfazione - e mo' lascio un commento alla Isa"
    Ho già salvato il tuo blog nel mio elenco preferiti. Così ti posso leggere e commentare spesso.
    Come va?
    Bellissimo il blog, bellissima l'idea di affiancare un libro ad un evento del quotidiano: i libri sono protagonisti della nostra vita sempre, basta volerlo.
    ps. mi manchi tu, dentro la tua libreria e io che ti porto il caffè, sappilo.

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  2. che bello averti qui! anche a me mancano molto i nostri caffè, le chiacchierate e tutto il resto e ti dirò che già la prima volta che ti sei presentata in libreria con le due tazzone di cioccolata calda ho capito subito che saremmo diventate amiche! ho letto sul tuo blog che stai scrivendo un nuovo libro, mi raccomando tienimi informata. un grande abbraccioooo

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