lunedì 28 luglio 2014

une petite librairie


C’è una libreria, nel suq di Marrakech, grande quanto un armadio. Ci sono pagine di libri profumate di coriandolo e cannella e tutto intorno uomini operosi, asini, carretti, persone accovacciate accanto alla loro merce,  voci nuove e incomprensibili. 


"C’è aroma nei suk, e freschezza, e varietà di colori. L’odore, che è sempre piacevole, cambia a poco a poco secondo la natura delle merci. Non esistono nomi, né insegne, e neppure vetrine. Tutto ciò che si vende è in esposizione. Non si sa mai quanto osteranno gli oggetti, né essi hanno infilzati i cartellini dei prezzi, né i prezzi sono fissi"
Elias Canetti, Voci di Marrakech


Dicono che Marrakech si odia o si ama, io invece anche ora, pensandoci dopo un po’ di tempo, sono combattuta. L'ho osservata per quasi dieci giorni, ci ho camminato dentro, ho scattato belle fotografie e indelebili ricordi sono certa rimarranno dentro di me per sempre ma un giudizio univoco non lo so dare.


Ho odiato: la violenza sugli animali sfruttati ad uso turistico (scimmie senza denti, serpenti...) e maltrattati (asini picchiati con bastoni, cavalli denutriti, gatti malati ai bordi delle strade), l'odore perenne di smog che si respira nella medina a causa del gran numero di motorini, i motorini stessi che rischiano di investirti, il souk vicino alla piazza Jemaa el fna senz'anima e con paccottiglia made in china, i venditori che ti stressano ed obbligano ad essere scortese e che ti impediscono anche solo di passeggiare, i ragazzini che alla sera ti indicano apposta la strada sbagliata per poi chiederti del denaro in cambio (credo sia una pratica inaccettabile che rovini la città e mi domando se noi turisti, che dai locali spesso siamo visti solo come portafogli vaganti, non contribuiamo a farlo, ma capisco che sia un modo alternativo a chiedere l'elemosina e che a noi i 10 dirham non cambino la vita), vedere le donne interamente coperte girare per la città come grossi sacchi informi e dimenticare i profili femminili, i capelli, le espressioni (una città senza la presenza femminile manca di qualcosa).


Tuttavia ho amato: le cicogne che in una città così piena di vita vengono a fare il nido sui tetti degli edifici abbandonati (il loro profilo nel cielo al tramonto è una fotografia rimasta dentro di me), i profumi delle spezie che persistono anche di notte quando le botteghe sono chiuse, vedere gli artigiani al lavoro nel loro souk produrre oggetti meravigliosi, il sorriso di un bambino che mi si è avvicinato solo perché potessi fargli una fotografia, l'affascinante labirinto che è la medina, "la place" sempre viva e fumante, la vita, l'energia che senti tutto intorno. 
Forse non ero preparata a vedere intorno a me tutta questa povertà (e viaggiando per il Marocco ho visto anche di peggio) e forse i miei occhi di occidentale si stanno abituando solo ora.

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