giovedì 24 luglio 2014

My own science fiction - Nevile Shute

L'utilizzo dell’energia atomica presuppone l'avvio di processi che, sulla base delle attuali conoscenze tecnico scientifiche, possono essere tenuti sotto controllo soltanto in parte. A prescindere da come la si pensi, oggettivamente il problema si è posto da tempo. Per gli addetti ai lavori da subito. Forse i fautori dell'atomica si distinguono dai detrattori dimostrando in generale un maggiore ottimismo e considerando che molte altre fra le attività umane potrebbero causare altrettanti problemi, magari nel medio o lungo termine. Credo che nessuno possa però negare i potenziali gravi rischi derivanti dall'utilizzo del nucleare in ambito civile ma soprattutto le incalcolabili conseguenze in quello militare.


Nevil Shute ha scritto L'ultima spiaggia nel 1957 (non mi risultano edizioni in commercio; prima edizione italiana: Sugar, 1957; più facilmente reperibile e molto economica: Arnoldo Mondadori, collana Oscar, 1966). L'incidente presso l'impianto di Chernobyl sarebbe avvenuto trent'anni più tardi ma il nucleare era un pensiero nella mente di molti, e tutti ricordavano molto bene come il progetto Manhattan venne testato a Hiroshima e Nagasaki tramite l'invio delle simpatiche Little Boy e Fat Man.
Shute immagina le conseguenze di un conflitto atomico; l’argomento può essere poco originale ma a mio parere il suo punto di vista è interessante. Per chiarire, non si tratta di catastrofismo sensazionalistico con descrizioni di feriti gravi assistiti da medici di fortuna fra le macerie di metropoli distrutte e fumanti. La storia è ambientata nel 1963, in Australia, il continente lontano dall'epicentro dei combattimenti avvenuti. 

La guerra, che, si è originata quasi per caso, resta sullo sfondo della narrazione. Una serie di fraintendimenti e pregiudizi radicati hanno condotto i governi dell’emisfero settentrionale ad interpretare erroneamente le circostanze e trarre conclusione affrettate dalle rispettive iniziative. La frenesia generale di anticipare le mosse altrui ha coinvolto più stati e, in rapida successione, le relative coalizioni internazionali, diventando di fatto la terza guerra mondiale. All’estensione del conflitto a livello globale sono coincise una crescente aggressività e l’utilizzo delle armi atomiche, e questa volta non a senso unico. 

Mentre le popolazioni del resto del mondo si sono estinte a causa del conflitto o delle radiazioni nucleari, i residenti in Australia per il momento proseguono nella loro quotidianità, e tutte le persone sono normalmente in salute. Sembra che si siano adattati senza troppi drammi sia alla rinuncia ai carburanti, ad esempio tornando ai più lenti trasporti con animali da traino, che al razionamento delle risorse e delle merci in generale. I militari e gli scienziati in loco, non soltanto australiani, sono ancora attivi ma ora si dedicano all’esplorazione delle aree più prossime all’Australia per la ricerca di segnali di vita e l’analisi dei dati ambientali. 

Infatti, l’opinione pubblica è consapevole e informata che le nubi radioattive conseguenti al fallout nucleare, spinte dai venti, si stanno rapidamente muovendo e, dopo aver oramai attraversato gli altri continenti cancellando la vita umana, raggiungeranno anche loro, gli ultimi testimoni. Pochissimi credono che forse le previsioni scientifiche non si avvereranno ma per la maggioranza assoluta resta il solo dubbio sul precisamente quando ciò avverrà (mese, giorno, ora?). 


Eppure ciascuno a suo modo conserva una invincibile speranza. Non rinuncia a seminare il proprio campo, non si abbandona a violenze gratuite, non sa resistere all'innamorarsi, sognare e fare progetti per il futuro. Una data di “scadenza” nota ma astratta sino all’ultimo istante, allegoria della vita?


Ritengo molto riuscito l’omonimo film del 1959 diretto da Stanley Kramer e interpretato da Gregory Peck, Anthony Perkins, Fred Astaire e Ava Gardner (per chi fosse abbonato è disponibile sull’OnDemand di Sky, canale Sky Cinema, categoria classici). A prescindere da lievi variazioni, l’adattamento cinematografico rispetta il romanzo e l’altissimo livello degli interpreti fa sì che le personalità dei singoli protagonisti siano credibili. Secondo me l’elegante atmosfera dell’epoca è molto affascinante.




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