sabato 7 giugno 2014

Annie Ernaux, Il posto

È un po’ di tempo che questo libro staziona sulla mia libreria. Stavo cercando l’occasione di lettura, essendo di un centinaio di pagine immaginavo un viaggio in treno ma è un po’ di tempo che non faccio viaggi e quindi lì è rimasto da qualche mese. Quando due sere fa ho incominciato a leggerlo però, non l’ho potuto riporre sino alla parola fine. Merito dell’autrice, della storia, soprattutto del suo stile: elegante, preciso, discreto. 

Annie Ernaux, Il posto, L’orma editore, euro 10, pp. 120
Il romanzo si apre con la morte del padre, di cui l’autrice, e figlia, racconta la storia: da contadino e poi operaio che era, a piccolo borghese che non sarà mai, malgrado la gestione di un bar-drogheria.
Troppo diffidente nei confronti di una società che non riesce a comprendere, sempre un po’ indietro rispetto ai tempi, sempre mancante di qualcosa. Una vita scandita dal lavoro e dai bisogni contingenti, senza curiosità intellettuale, benché orgoglioso nei confronti della figlia brava a scuola, con l’unico svago delle domeniche a passeggiare all’aria aperta. Una vita di sacrifici. Una vita modesta.


Lo sguardo è quello di una figlia che grazie a questi sacrifici si è affrancata dalle proprie origini studiando e costruendosi una carriera lavorativa, ed un buon matrimonio. Una figlia che anno dopo anno vede il genitore con occhi diversi e ne percepisce i limiti, che non trova più un linguaggio comune con cui comunicare. Una volta allontanatasi dal suo ambiente originario, vedendolo con gli occhi degli altri, se ne vergogna. Da qui l' ambivalenza della memoria, uno sguardo tenero diviso tra amore filiale e senso di colpa.


È come un chirurgo, Annie Ernaux, che in modo freddo e preciso incide la carne viva per mostrarci l’intimità di un corpo ed anche se lo fa prendendo le distanze, cautelandosi, attenendosi strettamente ai fatti, ciò che fuoriesce è pura emozione. Una scrittrice che ha abbastanza talento da far diventare l’uso dell’”IO” valore universale. Semplicemente splendido.



Sullo scaffale con: Patrick Modiano, Pedigree, Einaudi; Pierre Bourdieu, La distinzione. Critica sociale del gusto, Il Mulino

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