mercoledì 8 ottobre 2014

Ma dove troverò mai il tempo per non leggere tante cose? Karl Kraus

Non condivido il pensiero superficiale di chi lamenta che in libreria escano solo romanzi mediocri o pessimi. Le uscite sono tante ed ogni settimana viene pubblicato e ristampato di tutto e di più e fra questa grande quantità di volumi non tutti, non la maggior parte di essi, sono meritevoli di essere letti. Eppure anche se ipotizziamo che i buoni romanzi siano la parte più piccola delle uscite, anche considerando solo una piccola percentuale, sarebbero comunque troppi da leggere in una intera vita. E quindi? Il problema semmai è trovare il tempo per leggere tutto ciò che ci incuriosisce, e contemporaneamente vivere.


Ho già avuto modo di dire che sono una lettrice casuale, leggo di tutto, e mi avventuro spesso e volentieri anche nella letteratura di genere (le etichette ed i pregiudizi in letteratura, in biologia e nella vita penso tolgano piuttosto che aggiungere qualcosa) e quindi scegliere un libro non è sempre facile. Come scelgo?
Raramente in base a recensioni o pubblicità, anche se leggo i quotidiani e gli inserti (Tuttolibri della Stampa, Domenica del Sole 24ore, La Lettura del Corriere della sera). Mi piacevano molto Pulp e Giudizio Universale ma non li stampano più. Leggo qualcosa online dei giornali stranieri e qualcosa tradotto su Internazionale. Mi fido di qualche firma, di autori che conosco e che recensiscono altri autori, delle linee editoriali di alcune case editrici (Iperborea per me è una garanzia), dei consigli di qualche amica fidata che conosce i miei gusti, di librai che sanno fare bene il loro lavoro, ovvero trasmettere a me lettore l’entusiasmo derivante dalla lettura del libro che mi consigliano. Soprattutto mi fido di me stessa. Se un libro mi incuriosisce ne leggo alcune pagine e decido. Li compro in libreria, a volte online se sono sicura (su libraccio.it a metà prezzo o su ibs.it), nei mercatini (una volta al mese qui a Chiavari c’è un banco con i libri a 1euro dove trovo sempre ottime cose). Non compro al supermercato e nei grandi magazzini del libro, non mi piace che il libro venga trattato come una merce qualsiasi, e trovo inquietanti le pile di libri oltre le 50 copie. 


Di solito ne compro un po’, li porto a casa e sistemo in libreria dove sono disposti secondo una logica che cambia di frequente e dona loro un aspetto totalmente casuale (in realtà invece non è così). Poi li lascio lì ad aspettarmi fino al momento giusto, spesso per alcuni libri questo momento tarda ad arrivare, ma prima o poi... uno chiama l’altro. Davvero!, trovo ci sia un collegamento forte tra un libro e l’altro. A parte le citazioni interne spesso capita che immersi in una storia o in un argomento venga voglia di leggere altre cose con quella particolare ambientazione o su quell’argomento o di quell’autore, o di quell’area geografica, o di quel periodo storico. Le combinazioni sono infinite e valgono anche al contrario. Una mia amica una volta dopo aver letto L’eleganza del riccio, e odiato il personaggio principale e la stucchevolezza che a suo parere permeava l’intero romanzo, mi chiese qualcosa di totalmente diverso e apprezzò molto Meridiano di sangue di Cormac McCarthy (per chi non lo avesse letto, la storia di una banda di sicari che uccidono chiunque si trovi sul loro cammino).


Secondo la teoria dei sei gradi di separazione una persona può essere collegata ad un’altra attraverso un massimo di 5 intermediari. Negli anni Sessanta un sociologo americano, Stanley Milgram testò questa teoria mediante un esperimento. Selezionò un gruppo di persone del Midwest e chiede loro di spedire un pacco ad un estraneo che abitava in Massachussetts. Ad ognuno di essi veniva dato il nome del destinatario la sua professione e indicazioni generiche sulla zona i residenza ma non l’indirizzo. Il pacco venive quindi spedito ad un’altra persona da loro conosciuta con la preghiera di rintracciare tramite altre persone conosciute il destinatario finale. I promotori dello studio si aspettavano che il completamento della catena avrebbe richiesto un centinaio di intermediari, mentre invece si rilevò che i pacchetti, per giungere al destinatario, richiesero in media solo tra i cinque e i sette passaggi. Perché non dovrebbe valere anche per i libri? Chi vuole provare?


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