Sono molto felice dell’assegnazione del premio nobel a Patrick Modiano. Devo ammettere che negli ultimi due anni mi trovo pienamente d’accordo con la giuria del premio che l’anno scorso ha dato l’opportunità a molti di conoscere i meravigliosi racconti di Alice Munro, e quest’anno focalizza l’attenzione su questo romanziere francese delicato e schivo che il pubblico italiano sembra ancora non aver compreso.
I suoi romanzi sono istantanee di vita con personaggi mai troppo a fuoco, funamboli moderni ed errabondi alla ricerca di un equilibrio. Anche se il dato di partenza è quasi sempre un’indagine sui dettagli del reale: una via, un biglietto d’autobus, un certificato di nascita, liste di nomi e indirizzi, geografie urbane; via via l’immagine si dissolve e fa più intima allo stesso tempo permettendo al lettore una immedesimazione quasi patologica nel personaggio descritto. Autobiografia del lettore, e dell’autore, che passa attraverso la narrazione.